LA CRISI DEGLI EMERGENTI.

LA CRISI DEGLI EMERGENTI.

5.09.2103. Da inizio anno l'indice MSCI Emerging Markets ha sottoperformato lo SP500 del 30 % e gli indici obbligazionari dei paesi emergenti sono scesi di oltre il 10%. Buona parte di questa caduta è dovuta alla svalutazione delle monete locali che contro Euro è stata di circa il 4% per il Messico, del 10 % per la Russia e il Brasile, del 15 % per la Turchia, del 17% per il Sudafrica, del 20% per l'India. Solo lo Yuan cinese è rimasto stabile sui suoi valori.

 

La causa di questa dèbacle sembra più di natura tecnica che strutturale, più un riequilibrio che un tracollo. L'annunciata fine (che non è affatto detto che ci sarà) delle operazioni di allentamento quantitivo, ventilata molto cautamente dalla FED, ha causato un imponente e improvviso deflusso di capitali da quei paesi e il rallentamento delle operazioni di curry – trade, ma la situazione non sembra essere per nulla tragica.

 

Innanzitutto stiamo parlando di paesi con un basso indebitamento in valute straniere e negli ultimi anni abbiamo visto un graduale spostamento nella distribuzione dei redditi del mondo.

Nel 2007, cioè appena un anno prima della crisi Lehman, i paesi “avanzati” del G20 producevano percentuali di PIL combinato di circa dieci punti percentuali più alti di quelli attuali e questo è il primo importante indice che conferma lo spostamento di attività e di ricchezza verso BRIC and company.

Questo dato è confermato e rafforzato dall'aumento globale della cosiddetta middle-class che si è realizzato esclusivamente grazie ai paesi emergenti e in via di sviluppo, il contrario esatto di quanto accaduto in occidente dove i politici si affannano quotidianamente a spiegarci che ci sono sempre più famiglie “risucchiate” verso la povertà.

E ancora pensiamo alla diversa vitalità dei sistemi industriali, asfittico e ingabbiato da mille problemi politico – burocratici in mezza europa, impossibilitato a competere con quello ultraliberista e spesso privo di diritti oltre che di regole delle regioni emergenti. Riflettiamo su quanto accaduto in Italia alla FIAT costretta a subire le decisioni di un tribunale e reintegrare a forza diciannove dipendenti che hanno presentato ricorso per discriminazione. Non si tratta di essere d'accordo o meno, si tratta solo di aprire gli occhi su quanto siano complicate le cose nel nostro paese. In occidente zoppichiamo appesi a sussidi e sostegni pubblici, mentre in Cina, in India e in Brasile il lavoro è un fiume in piena che non conosce disoccupazione di sorta.

 

La crisi delle valute ha segnato lo scoppio di una bolla, l'ennesima degli ultimi decenni e ha determinato un salutare riequilibrio a livello mondiale, ma è un fenomeno che di crisi strutturale ha poco o niente.

 

Ciò premesso l'opinione di Fertlumen è che il momento sia propizio per iniziare piani di accumulo sui paesi emergenti, sia sull'azionario che sull'obbligazionario in valute locali. Ci sembra più interessante evitare le soluzioni a cambio coperto. A questo proposito oltre ai fondi comuni disponibili in tutte le banche esistono numerosi ETF specializzati nel settore.(GAL)

 

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