4.10.2013. Il declino di Berlusconi è irreversibile. Lento ma irreversibile. Non è crollato di schianto il cavaliere, ma ogni giorno cede un po' di terreno. Ricorda un pugile che non va ko malgrado una raffica inarrestabile di colpi dell'avversario; in qualche modo riesce a stare in piedi, aggrappandosi all'avversario, proteggendo il corpo con le braccia e la faccia con i guantoni. Si vede che è finita, ma non va al tappeto.
Questo è Berlusconi oggi. Non ci fosse stato il provvidenziale ripensamento di una parte dei suoi parlamentari che non se la sono proprio sentita di mandare l'Italia allo sbaraglio, forse saremmo ancora daccapo a ragionare sullo spread che vola, sull'inaffidabilità politica del paese e sul suo prossimo default.
Fortunatamente tutto questo non è accaduto e tiriamo (quasi) tutti un sospiro di sollievo. Ci voleva dopo tutto questo tempo passato sotto ricatto.
Ma non si illuda la sinistra. Finendo Berlusconi finisce anche il tempo degli alibi. Da vent'anni tutto quello che di male accade nel nostro paese viene addebitato puntualmente al cavaliere e alle sue armate accusate di ogni genere di corruzione. Berlusconi avrà certamente fatto un uso spregiudicato dei mezzi di informazione di sua proprietà, ma anche gli altri non hanno scherzato per niente. In una guerra sporca, di trincea, senza esclusione di colpi, ogni giorno è stato un susseguirsi di accuse, aggressioni verbali, insulti e pernacchie. E tutto quello che non andava o non veniva fatto era colpa del cavaliere. Così, tranne in alcuni episodi troppo clamorosi per passare inosservati, vedi la commedia dell'elezione del presidente della Repubblica, è sempre passata in secondo piano la mediocre litigiosità e il malcelato livore di troppi capi, capetti, funzionari, quadri e tirapiedi. Adesso insieme a Berlusconi finisce anche il tempo delle scuse e dei pretesti. Dovranno governare il paese.
Per quanto riguarda gli investimenti, oltre al nostro quadro politico complessivamente un po' più “leggero” di qualche tempo fa, e anche nell'ottica della rinnovata aggressività della BCE, Mario Draghi ha ribadito ancora una volta, per i più lenti di comprendonio, che i tassi rimarranno bassi a lungo e che sono pronte altre manovre di alleggerimento quantitativo, tante quante ne serviranno, i titoli di stato e le obbligazioni bancarie italiane sono da preferire a ogni altro tipo di asset obbligazionario. Lo spread è destinato a scendere, è solo una questione di tempo, e il tasso del BTP decennale verosimilmente si assesterà nell'arco di qualche trimestre attorno al 3,5 %. L'inflazione sembra essere un pericolo piuttosto lontano ma continuano a essere preferibili titoli ad esso indicizzata per le scadenze medio lunghe, visto gli effetti collaterali potenzialmente pericolosi che le manovre di quantitative easing potrebbero innescare. (GAL)
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