L'ITALIA NON PUO' FALLIRE. ECCO PERCHE'

20.05.2013 21:38

Anche George Soros si è unito al coro dei pessimisti, dichiarando in un'intervista a un quotidiano che "l'Italia non è più artifice del proprio destino". Eppure l'Italia non fallirà, con buona pace della folla di economisti e esperti che da diverso tempo danno la repubblica per spacciata. Economisti e non solo; prefigurare scenari economici e finanziari apocalittici è un esercizio in cui si sono cimentati anche schiere eterogenee di politici, commentatori e giornalisti. Beppe Grillo, ma è solo un esempio, in campagna elettorale e anche dopo ha usato più volte, letteralmente, l'espressione “l'Italia è già fallita”.

Tutto questo è abbastanza sorprendente. Basterebbe leggere con un po' d'attenzione il “rapporto sulla stabilità finanziaria” e le relazioni periodiche pubblicate da Banca d'Italia per rendersi conto di come simili previsioni non abbiano nessuna probabilità di verificarsi.

Certo abbiamo un debito pubblico impegnativo e inquietante, più di duemila miliardi di euro, pari al 127 % del PIL e tra i paesi della zona euro solo la Grecia ci supera, con il 156 % nonostante la pesante ristrutturazione imposta nel 2012. Per avere un termine di confronto la Germania viaggia all' 81 % la Francia e la Spagna al 90 % e all' 84 %. Gioca a nostro sfavore anche l'incertezza politica, visto che le ultime elezioni hanno peggiorato il quadro complessivo, e ulteriori elementi di preoccupazione arrivano dai numeri della recessione che segue anni di crescita zero. Tutto questo è innegabile, ma parlare di default è quasi ridicolo.

Tanto per cominciare l'Italia è l'unico paese d'Europa insieme alla Germania a vantare un avanzo primario di bilancio. Significa che se non ci fosse la spesa per gli interessi, quella pagata su BOT e BTP tanto per intenderci, il nostro paese avrebbe chiuso i conti del 2012 in attivo del 2,5%

Inoltre la ricchezza netta delle famiglie italiane è pari a circa 8.000 miliardi di euro, quattro volte più grande rispetto al debito. E di questi 8.000 miliardi più di 3.000 sono detenuti in attività finanziarie, ovvero conti correnti, titoli di stato, buoni postali, obbligazioni, azioni. Famiglie che vantano, oltre a una ricchezza sorprendente, un indebitamento più basso della media dell'eurozona, meno della metà rispetto agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. I numeri indicano nell'Italia un paese indebitato ma decisamente ricco. Può servire un paragone. Immaginiamo una famiglia con un mutuo da 100.000 euro i cui redditi siano un po' diminuiti perché uno dei componenti è in cassa integrazione. La stessa famiglia per contro detiene risparmi e investimenti per 300.000 euro e una casa che vale mezzo milione. Chi mai si sognerebbe di ritenerla in grave difficoltà o sull'orlo del fallimento ?

Il Giappone ha un debito pubblico che ha ampiamente superato il 200 % del PIL eppure continua a essere un paese da tripla A e nessuno al mondo si è mai sognato di parlare di default. Il debito non è l'unico indicatore da considerare e neppure il più importante. Di cosa parlano allora tutti quelli che si affannano a urlare che l'Italia farà la fine della Grecia ? Non c'è il minimo paragone possibile tra i due paesi.

Di sicuro i debiti vanno pagati e l’aumento della pressione fiscale che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle negli ultimi anni difficilmente potrà essere attenuata a breve termine. Non è un’ipotesi peregrina immaginare l’introduzione di ulteriori tasse, che possono avere nomi diversi e colpire ogni forma di consumo o di ricchezza, soprattutto se verrà cancellata l’IMU sulla prima casa, come sembra probabile alla luce dell’attuale dibattito politico. Il paese ha tanti problemi che vanno affrontati e necessita di riforme profonde e non prorogabili, ma l’ipotesi default è del tutto scorrelata dalla realtà. 

Mauro Angelo Gallotti

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell'autore in sintonia con la linea editoriale di Fertlumen, ma NESSUNA PARTE di questo sito deve essere considerata come sollecitazione o offerta o consiglio per acquisire o alienare un qualsiasi investimento. Suggeriamo inoltre un'attenta lettura del prospetto informativo del prodotto oggetto di interesse prima di ogni transazione.