L'ERRORE DI ROGOFF È GRAVE... MA DOV'ERANO IL FMI E LA BCE ?
Tutti possono sbagliare. Hanno sbagliato persino due economisti del calibro di Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart. E' capitato, ne hanno parlato tutti i giornali e i siti economici del mondo. C'è un errore indiscutibile, e in larga misura riconosciuto dagli stessi autori, nello studio pubblicato nel 2010 sulla prestigiosa America Economic Review che trattava della correlazione esistente tra un alto debito pubblico e la bassa crescita. Anzi, di errori forse ce n'è anche più di uno. E sono sbagli di quelli che pesano. Anche se non si può essere così superficiali da credere che la politica di austerità monetaria adottata da mezzo mondo possa fondarsi su un solo studio, di sicuro il lavoro pubblicato da Rogoff e Reinhart è stato ripetutamente citato da chi ha avuto voce in capitolo e ha preso fondamentali decisioni politiche, economiche e monetarie negli ultimi difficili anni di crisi. Olli Rehn, commissario agli affari UE per l’Economia, solo pochi mesi fa per giustificare l'austerità che ha distrutto la Grecia e messo in ginocchio mezza Europa dichiarava che "è ampiamente riconosciuto, sulla base di una seria ricerca scientifica, che quando i livelli del debito pubblico salgono oltre il 90% tendono a creare una dinamica economica negativa, la quale si trasforma in bassa crescita per molti anni".
Quindi se la priorità diventa abbassare il debito pubblico ecco che si avviano politiche di austerità,si tagliano le pensioni, si aumentano le tasse. Peccato che tutto questo faccia si che il PIL diminuisca ulteriormente alimentando un circuito di retroazione dannosissimo. È il film che abbiamo visto, che ci hanno imposto, in Italia e in Europa nel tentativo di superare la crisi.
Ad avallare la tesi che lo studio di Rogoff sia stato preso molto sul serio per impostare le politiche economiche degli ultimi anni è il brusco dietrofront a cui abbiamo assistito dopo che uno studente dell'Università del Massachusetts ha dimostrato gli errori di calcolo e metodologici nel lavoro di Rogoff. Le stesse persone che fino a qualche mese prima sostenevano l'ineluttabilità di una politica del rigore, in aprile hanno cambiato bruscamente direzione ammettendo che è venuta l'ora di preoccuparsi della crescita. Linea adottata e riconosciuta oggi un po' da tutti, tranne dal solito Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che resiste su posizioni di austerità a oltranza, e la cui unica preoccupazione sembra essere quella di evitare che la BCE estenda ulteriormente il programma di acquisto titoli degli stati in difficoltà. Tedeschi a parte, tutti gli altri hanno modificato la traiettoria delle loro opinioni, o si stanno preparando a farlo, dirigendosi verso politiche monetarie e fiscali più accomodanti.
Ma non è questo il punto sul quale vorremmo richiamare l'attenzione.
Lo studente che ha scoperto l'errore si è preso la briga, per la tesi di dottorato, di verificare tutti i calcoli di Rogoff e Reinhart, riscontrando sbagli nel riprendere dati di Excel e anche errori nell’interpretazione dei dati storici.
Allora... Possibile che nessuno si sia accorto di nulla prima? Com'è possibile che Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, interi parlamenti e governi, esperti di ogni genere, di diversa provenienza geografica e formazione culturale, abbiano preso per buono quanto scritto da Rogoff senza andare a verificare i dati?
Questa è la cosa veramente incredibile! Non è l'errore a stupire, capita di sbagliare anche ai migliori, ma il fatto che prima di prendere decisioni così importanti a nessuno sia venuto in mente di incaricare un qualsiasi ufficio studi economici di rifare i calcoli, di recuperare le fonti dei dati, di confrontarli con quelli pubblicati.
E non stiamo parlando di roba di poco conto, di qualche decimale che va o che viene. Nel dettaglio lo studio di Rogoff portava alla conclusione che un rapporto tra il debito e il PIL superiore al 90% riduce drasticamente i tassi di crescita economica. Peccato che con le dovute correzioni il tasso di crescita media dei paesi ad alto debito balzi dal -0,1 % al 2,2 %, una differenza di grande rilievo che cambia completamente la prospettiva. Possibile che basandosi su uno studio, sia pure con il marchio di garanzia di due grandi economisti innovativi e brillanti, si possano ricavare verità indiscutibili da portare non alla soluzione del problema ma al disastro? Non è una grande novità purtroppo. Siamo abituati a questo genere di cose che riguardano ogni aspetto della vita. I disastri più grandi spesso sono provocati dagli esperti più ascoltati.
Mauro Angelo Gallotti
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