BANCHE CENTRALI E INFLAZIONE. RISCHI E NECESSITA'

06.06.2013 19:28

Loro, i banchieri centrali, la chiamano QE, quantitative easing, alleggerimento quantitativo, allentamento quantitativo, facilitazione quantitativa, LTRO, long term refinancing operation o piano di rifinanziamento a lungo termine. Paroloni che hanno un solo significato. Stanno stampando moneta.


Un conto è proporre nella carta menù del  "riso all'inglese", aristocratico, sottile, che richiama atmosfere londinesi, un'altra è parlare di "riso in bianco", che sa di convalescenza, di ospedale, di dieta. Si tratta sempre di riso bollito con una noce di burro, ma vuoi mettere l’immagine e la diversità di aspettative che si creano? Insomma, chi parla difficile spesso fa solo finta di essere un profondo conoscitore della sua materia; in realtà punta esplicitamente a fregarci.


Dopo la crisi iniziata nel 2007 e clamorosamente esplosa nel settembre 2008 le banche centrali dovevano agire con forza e rapità, pena il collasso del sistema finanziario, e non avevano molte alternative ai numerosi allenamenti quantitativi effettuati, ma uno sguardo alle cifre desta grande impressione.


Ha iniziato per prima la Federal Reserve. Quasi travolti dai debiti sub-prime e delle prime richieste di procedure fallimentari da parte delle banche, hanno agito con l’abituale decisione e immediatezza che li caratterizza. Con il primo QE1, datato 2009 hanno comprato titoli per 400 miliardi di dollari in otto mesi. Replica nel 2011 con il QE2, altri 400 miliardi. Breve pausa di riflessione finché a partire dal novembre 2012 Bernanke ha iniziato a pompare denaro nel sistema al ritmo di 80 miliardi al mese. E’ il QE3. In giro si sente già parlare di QE INFINITO. Senza scherzi, ne stanno parlando davvero. Qualcuno inizia a ragionare in questo modo “se finora ha funzionato perché non continuare su questa strada ?”


Gli inglesi, che di solito sono i primi ad allinearsi alle politiche americane, anche stavolta non hanno fatto eccezione. La Banca d'Inghilterra ha acquistato circa 175 miliardi di sterline di attivi tra il 2009 e la fine del 2010. Nel 2011 e nel 2012 la BOE è intervenuta di nuovo, a più riprese, portando la cifra complessiva degli acquisti a 375 miliardi di sterline. Alla fine del 2011 Cameron, per non lasciare dubbi sui suoi intenti, ha dichiarato “ Compreremo tutti i titoli di stato che sarà necessario comprare per stabilizzare l'economia e scoraggiare gli speculatori”


Nel marzo di quest’anno sono entrati in azione anche i giapponesi. Per non smentire la loro indole di samurai e di kamikaze, quando fanno le cose le fanno sul serio. La BOJ (Bank of Japan) ha dichiarato di voler portare l’inflazione attorno al 2% e di perseguire l’impegno a a far ripartire l’economia. Stamperanno moneta fino a un ammontare massimo, per ora, di 2.000 miliardi di dollari cifra che tradotta in Yen ammonta a 200000000000000 (arrotondato per eccesso) ! 2 seguito da 14 zeri ! Comodo da scrivere e da leggere. Se un contabile dimentica uno zero fa una catastrofe.


La BCE, col freno a mano tirato dai tedeschi, per non andare contro il suo principale mandato statutario che fa esplicito riferimento all’inflazione e alla stabilità dei prezzi, dopo molti tira e molla e un’infinità di litigi dietro le quinte, inizialmente si è limitata ad acquisti minimi di titoli di stato dei paesi periferici, Italia e Spagna. Solo dal dicembre 2011 ha iniziato con le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO). Parole diverse per la medesima musica. Mille miliardi di euro concessi a tassi bassissimi al sistema bancario. Di fatto moneta stampata, sia pure a termine.


Se mettiamo insieme tutte queste cifre arriviamo, euro più euro meno, alla bella somma di 4.700 miliardi di euro. Tutto bene allora ? Difficile a dirsi. Metà degli esperti sostiene che tutta questa liquidità aiuta a uscire dalla crisi, l’altra metà che finirà con il peggiorarla.  Sono in molti a preoccuparsi per gli effetti collaterali che queste azioni potrebbero causare. Di sicuro al momento abbiamo mercati drogati dalla liquidità e un sistema bancario “BCE dipendente” ma il rischio più grande, temutissimo soprattutto dalla Germania, è la creazione di inflazione, il convitato di pietra.


Al momento non vi è traccia di rialzo dei prezzi, anzi. Da quando la crisi è entrata nel suo periodo più duro e difficile ci sono segnali caso mai di diminuzione dell'inflazione. Nel mese di aprile l'indice HICP Eurozona si è fermato all' 1,172%. A dicembre 2012 era al 2,22%, in agosto 2012 al 2,6 %. Nell'aprile del 2008, quando la crisi dei mutui subprime dava evidenti segnali di allarme, ma ancora non si immaginava il crac Lehman e le successive gravi ripercussioni sistemiche, era al 3,3 %. Basta andare a leggere i resoconti di quel periodo per capire che in quei mesi l'inflazione cominciava a costituire un pericolo per la banche centrali.


Quindi? Possiamo dormire sonni tranquilli ? Non proprio. Molti addetti ai lavori tendono a ritenerefisiologico un lasso temporale di diversi anni dal momento in cui vengono attuate politiche di allentamento quantitativo al momento in cui queste manifestano i loro effetti sui prezzi. Personalmente sono portato a pensare che un po' d'inflazione l'avremo di sicuro, visto che si tratta di una delle strategie preferite dalle banche centrali per abbassare il valore del debito in termini reali.


Comunque vada difficilmente faremo la fine dello Zimbabwe, il paese che detiene il record dell'inflazione per il terzo millennio, e probabilmente lo deterrà ancora molto a lungo. Nel 2008 si è registrata un'inflazione al 400.000 % (avete letto bene, quattrocentomila per cento) con i prezzi che aumentavano dal momento in cui si girava tra gli scaffali dei supermercati al momento in cui si arrivava alla cassa. Eventi limite che non dobbiamo dimenticare o perdere di vista.

 

Mauro Angelo Gallotti

 

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